Caro Dottore,
leggo costantemente la sua rubrica, e da quando lo faccio mi pare di aver compreso che la Psicologia non è poi così lontana dalla nostra quotidianità, e pensare che fino a qualche tempo fa ero convinta si rivolgesse esclusivamente ad individui gravemente malati o fosse appannaggio esclusivo di coloro che amano la masturbazione mentale. Proprio questa mia consapevolezza mi ha condotto a porle anche un mio interrogativo esistenziale, non certo causa di pesante sofferenza ma su di una questione che sento limitare la mia possibilità di espressione. La questione è questa: perché nonostante sia di carattere forte, come d’altronde ho sempre dimostrato in tante situazione della mia vita, quando sono di fronte a persone aggressive non riesco a reagire?
Cara T,
Lei coglie il senso profondo di questa rubrica: avvicinare la gente alla psicologia, superando inutili e anacronistici pregiudizi.
Ma veniamo a lei. Che cosa è un carattere forte? Dalla risposta che può essere in grado di dare a questa domanda può nascere la strada per capire che cosa le succede quando dice “non riesco a reagire”.
In primo luogo, mi permetta di sottolineare che ci sono molti modi per essere forti e questo termine, a volte, può servire per coprire invece una estrema fragilità che non consente di prendere contatto con una parte importante della nostra identità, quella dell’ombra e della debolezza.
Può inoltre succedere che quando si incontra l’aggressività, che è una pulsione connaturata all’essere umano e positiva se serve alla sua affermazione come individuo, vi sia un rifiuto in quanto si entra in contatto con la nostra aggressività non accettata, perché sentita come pericolosa e da cui ci si difende “caratterialmente”.
Può essere che inconsciamente lei abbia paura proprio di questa aggressività, in quanto sentita come così forte da temere che possa esprimersi in modo distruttivo per lei o per gli altri, o, ulteriore ipotesi, può essere che lei non desideri o non possa permettersi il lusso di entrare in contatto con le sue debolezze.
Ma può anche essere che lei, nella tua storia, abbia fatto esperienza di una aggressività che ha sentito pericolosa per lei, magari da parte di qualche persona a lei molto vicina, e che questa esperienza sia rimasta strutturata dentro di lei in modo “disfunzionale”, pronta ad emergere ogni qualvolta la vita la mette in contatto con qualcosa di simile.
Come vede le possibilità sono molte, e solo un lavoro di ricerca personale potrà permetterle di comprendere quale di queste la riguarda sino in fondo. Non smetta mai di cercare, lo faccia utilizzando le strade che più le sembrano congrue alle sue caratteristiche, lo faccia perché, come mi pare lei stessa abbia compreso, questo non è una masturbazione mentale ma un modo per stare meglio con se stessi e con gli altri.
Scrivi un commento