Caro dottore,

Non riesco a sostenere la responsabilità della decisione di chiudere il mio matrimonio. Mi sono innamorata e poi sposata ma strada facendo abbiamo cominciato ad andare in due direzioni diverse. Il non rendermi conto di ciò, mi ha portato a cercare altrove quell’intimità che avevo perso. Ed è nato un tradimento con un collega che all’inizio sembrava un gioco, in realtà non è stato così … si è creato un legame forte e allora, devastata dalla situazione di non chiarezza nei confronti di mio marito e di amore nei confronti dell’altro, ho deciso di separarmi con grande dolore poiché mio marito (lo scopro ora) rappresenta per me la famiglia, il sostegno e la positività che non ho mai avuto da un padre debole e una madre malata da sempre di depressione.
Non sono stata coraggiosa e una figlia, le pressioni dall’esterno e il dolore comunque provato nella separazione mi ha portato a lasciare il mio nuovo compagno e tornare con mio marito, mettendo da parte me stessa pensando che la sfera sessuale e l’intimità fossero elementi a cui io potessi rinunciare in presenza comunque di affetto e amore da parte dell’altro. Non è così. Mi sento un mostro per non amare più l’uomo buono, dolce e solido che la vita mi ha messo sul cammino; mi sento una vigliacca per aver abbandonato il mio compagno successivo; mi sento in gabbia perché non ho il coraggio e la forza di impormi.
Cosa devo fare?

Risposta

Cara A.,
Deve innanzitutto sapere che il genere femminile può porre in discussione la propria intimità e sessualità con tempi diversi rispetto alla figura maschile. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la sessualità femminile sino ai quaranta anni è soggetta a numerose evoluzioni, mentre quella dell’uomo si “stabilizza” molto prima. Le stesse coppie nell’arco della vita possono cambiare quando si modificano le esigenze dei singoli.Per questo motivo la coppia è spesso chiamata a cambiare il suo modo di essere, di esistere, inclusa anche le modalità di esprimere l’intimità e la sessualità

Le dico tutto questo perché a me pare che il suo problema sia proprio quello di fare i conti con un bisogno di intimità e di sessualità diversi rispetto al passato: lei sta oggi effettuando un lavoro di integrazione della sessualità e dell’intimità con gli affetti e i sentimenti.
Cosa fare allora? Due sono le possibilità.
Una è quella di poter ricostruire con suo marito una relazione di intimità diversa dalla precedente, ove il rapporto di “padre” e “figlia” viene sostituito da una relazione affettiva alla pari.

Di contro, l’altra possibilità, è quella di ritornare con il collega riflettendo sul fatto che lei continua a vivere l’inganno, il tradimento, l’ipocrisia nei confronti di suo marito se fisicamente rimane con lui ma con il cuore, il pensiero e il corpo si trova insieme all’altro.
A lei la scelta, nel rispetto della sua sensibilità, del suo credo e dei suoi desideri ma anche della verità.

Buona scelta.