Andiamo alle radici dell stress
Un mondo apparentemente ricco ma emotivamente anestetizzato
Molti di noi vivono oggi una vita molto stressante, senza mai fermarsi, senza concedersi delle interruzioni, che, peraltro, come approfondiremo in futuro, non sono da intendersi come dei semplici momenti di riposo, ma qualcosa di diverso e più profondo.
Tale condizione di iperstimolazione alcuni si permettono il “lusso” di mantenerla anche da lungo e per lungo tempo, sottoponendosi ad una gamma continua di stimoli esterni ed interni che conducono il corpo in uno stato di attivazione e di allarme continuo.
Tutto questo è possibile perché siamo dotati di strumenti psico-corporei che ci permettono di abituarci agli stimoli stressanti, ad “adattarci” ad essi.
Il problema è che tale adattamento si sviluppa al rialzo, con una profonda incidenza sul nostro corpo fisico, ad ogni livello: vascolare, neuroendocrino, neurologico, ecc.
Il descritto adattamento allo stress è quindi altamente disfunzionale al nostro benessere, e, peraltro, funziona secondo modalità assolutamente inconsapevoli.
Siamo convinti di stare bene, di poter reggere, ma queste convinzioni sono dovute esclusivamente alla nostra cecità rispetto alle esigenze del nostro corpo e ad una propensione sempre più diffusa a non ascoltarne i segnali, che siamo disposti a considerare solo quando siamo ormai coinvolti nel sintomo conclamato o nella malattia.
La diffusa propensione all’ipocondria, è il rovescio della medaglia di tale atteggiamento: il confondere l’ascolto del corpo con una preoccupazione ossessiva per lo stesso, spostando i temuti movimenti emotivi sul piano della pura fisicità.
Prossimamente, come già fatto in passato, riprenderemo il filo di questo discorso della giusta attenzione al corpo, un’attenzione fatta di osservazione delicata e di ascolto amorevole.
Personalmente offro professionalmente attraverso percorsi individuali e di gruppo l’opportunità di accedere a questa dimensione e, più lo faccio, più mi rendo conto di quanto sia importante e utile farlo.
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